Un disco al mese - Revolver - Medusa

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Un disco al mese - Revolver

Musica

Un disco al mese marzo 2021: "Revolver" ,  dei Beatles.
Di Fabio Landi

Da che parte iniziare per parlare di un album mitico? Intendo dire,  senza ripercorrere la critica ed il plauso che ebbe e che continua dopo quasi cinquanta anni ad avere il settimo album dei Fab Four? Credo basti dire che noi beatlesiani siamo ancora indecisi tra il considerare questo oppure il successivo Sgt. Pepper  il miglior album mai da loro realizzato. Le cose in effetti sono  più complicate delle semplificazioni un po' infantili che accompagnano sempre i tentativi di stabilire quali siano stati i migliori artisti ed i loro brani migliori di tutti i tempi. Le composizioni di "Revolver" furono realizzate nel medesimo periodo del precedente "Rubber Soul": inizialmente i due album avrebbero dovuto uscire insieme in un unico, doppio LP. Quest’ultimo formato, come noto, fu sperimentato anni dopo nel cosiddetto "White Album". "Rubber Soul" e "Revolver" furono  pertanto figli delle medesime  anima ed ispirazione creative. Ad iniziare dalla celebre copertina realizzata da Klaus Voorman, "Revolver" celebra l’esordio della band nella fase più innovativa della loro  evoluzione e scava un solco nel terreno dell’innovazione all’interno del quale, negli anni a venire, si posizionarono e trassero ispirazione molti altri filoni musicali ed artisti. Un disco estremamente sperimentale, forse il più sperimentale di tutti: basti pensare alla composizione del brano che chiude il disco: "Tomorrow never knows" di John, uno spericolato viaggio psichedelico che corre sull’onda di una sola nota musicale! Per l’arrangiamento del pezzo, John fece letteralmente diventare matto George Martin, geniale produttore ed arrangiatore così importante per la musica del gruppo da essere soprannominato "il quinto beatle".  "Voglio che la mia voce sembri provenire dall’alto di un eremo e si depositi sulla folla in ascolto nella valle sottostante". John non era mai soddisfatto di come Martin tentasse di accontentarlo, ma alla fine il risultato fu quello di un canto messianico, misterioso e  straniante, sull’onda di un testo tanto criptico quanto evocativo. E poi: sovraincisioni, l’assolo di Harrison registrato al contrario, l’inserimento del canto dei gabbiani. Cose mai ascoltate prima!  Cose irriproducibili dal vivo e fu infatti allora che i Beatles decisero di non esibirsi più e creare solo in sala d’incisione. Paul raccolse la "sfida" dell’amico  John con altre perle come "Eleonor Rigby", elegia della solitudine,  "Here, there  everywhere"  che George Martin definì "la canzone perfetta" e la mia preferita: "For no One",  breve, folgorante e struggente inno all’amore perduto.George Harrison, il quiet Beatle, emerse prepotentemente in Revolver anche come compositore, facendosi strada con fatica ed anche sofferenza tra le ingombranti personalità musicali di John e Paul con tre brani :  Taxman,  I Want to tell you  e  Love you to, il primo tra gli esperimenti di George legati alla musica ed alla cultura indiane. "I’m Only Sleeping" di John Lennon potrebbe essere ancora oggi un manifesto psichedelico contro la folle, frenetica e  cieca corsa dell’uomo contemporaneo, una corsa che impedisce i tempi naturali  del pensiero, della consapevolezza e del sogno:  " Quando mi sveglio la mattina presto / alzo la testa, sto ancora sbadigliando/ quando sono nel pieno di un sogno /resto a letto, mi sembra di volare/ per favore non svegliatemi, no, non toccatemi/ lasciatemi in pace / sto solo dormendo". Avevo dodici anni quando mio fratello Glauco, maggiore di me di otto anni, portò a casa "Revolver". Glauco era il mio riferimento, era stato al teatro Adriano a Roma per l’unico concerto italiano dei Beatles, il  27 giugno 1965. Mi spiegava, disco dopo disco, perché fosse importante una determinata innovazione, quale soluzione musicale fosse l’ennesima sperimentazione dei Beatles. Lo ascoltavo affascinato perché mi "spiegava" la loro musica. Tuttavia, è negli anni della maturazione di uomo che "Revolver" reclama la sua parte ed interroga il presente,  facendosene gioco: tutto il resto della musica pop, dal punto di vista creativo, non sarebbe mai stato possibile senza "Revolver"!


 

Fabio Landi è nato e vive a Roma , è sposato e ha due figli. Sociologo di professione, dirigente pubblico e professionista, si è occupato a lungo soprattutto di contrasto all'esclusione sociale, fasce deboli e politiche comunitarie di coesione. Il suo cuore batte da sempre anche per la musica, il cinema e la letteratura. Lo scorso luglio 2020, preso il coraggio a due mani, ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti : "L'odore delle emozioni." .


 
 
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